Riusciamo talvolta ad essere osservanti, ma continuiamo a mancare di hesed, cioè di tenerezza nei confronti del Signore.
Il racconto delle nozze di Cana abbonda di sorprese. Per cominciare, non vi si parla per nulla degli sposi, ma solo di Gesù, Maria, dei discepoli, dei servitori e del maestro del banchetto. Vi è poi un chiaro parallelo con la pagina del vangelo di Giovanni in cui è descritta la crocifissione di Gesù: in entrambi i passaggi Maria è chiamata donna (Gv 2,4; Gv 19,26), vi è questione dell’ora di Gesù (Gv 2,4; Gv 19,28) e ricorre il simbolo dell’acqua (Gv 2,7; Gv 19,34). Il messaggio è che la manifestazione di Gesù è inaugurata con il miracolo di Cana, raggiunge il suo compimento sulla croce e in entrambi i passaggi la salvezza è descritta per mezzo del simbolismo nuziale.
L’oggetto del miracolo di Cana non è la guarigione di una persona ma la riuscita di una festa di matrimonio. Lo si potrebbe giudicare un miracolo sprecato. Rispetto alle tante tragedie e sofferenze umane che richiederebbero un intervento di Dio, la scelta di un segno apparentemente così mondano non è facile da capire.
In realtà il miracolo è profondamente simbolico. Il tema nuziale percorre tutto l’Antico Testamento. Dio ama il popolo come uno sposo ama una sposa incapace di corrispondere all’amore che riceve. Innumerevoli sono le espressioni di questo amore dolente e deluso del Signore per la sua sposa, come per esempio nel libro di Geremia: “Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore del tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in terra non seminata” (Ger 2,2). L’amore della sposa è venuto meno e il Signore cerca in tutti i modi di risvegliarlo.
La stessa vicenda si riproduce nella storia di ciascuno di noi. Entriamo nell’alleanza nuziale con il Signore attraverso il battesimo e desideriamo esservi fedeli in tutta la nostra vita cristiana. Malgrado la nostra buona volontà però dobbiamo constatare la nostra infedeltà all’amore del Signore. Riusciamo talvolta ad essere osservanti, ma continuiamo a mancare di hesed, cioè di tenerezza nei confronti del Signore. Hesed in ebraico indica non soltanto l’amore ma anche la tenerezza e l’affetto nuziale.
La penuria di vino alle nozze di Cana è il segno della mancanza di tenerezza nella nostra alleanza con Dio. Il parallelo tra vino e amore è un elemento costante del simbolismo nuziale dell’Antico Testamento. All’inizio del Cantico dei Cantici la sposa dice allo sposo: “Trascinami con te, corriamo, mi introduca il re nelle sue stanze. Gioiremo e ci rallegreremo di te. Ricorderemo il tuo amore più del vino” (Ct 1,4). Nello stesso cantico poi lo sposo dice della sposa: “Quanto è soave il tuo amore, sorella mia, mia sposa. Quanto più inebriante del vino è il tuo amore e il profumo dei tuoi unguenti più di ogni balsamo” (Ct 4,10). Da quando Dio ha cercato di stringere un’alleanza con il suo popolo, di entrare in una relazione di amore e di amicizia con esso, è sempre mancato il vino, cioè l’amore. La risposta del popolo e di ciascuno di noi è da sempre l’infedeltà.
Gesù è lo sposo che in sé stesso, nella sua stessa carne, consuma il matrimonio tra noi e Dio: in lui l’umanità e la divinità sono finalmente riuniti in un legame indissolubile. Gesù è sia lo sposo che la sposa: ristabilisce il legame con l’umanità, ri-celebra queste nozze, infonde l’amore nei nostri cuori.
Qui ritroviamo il parallelo tra le nozze di Cana e la croce. L’acqua e il sangue che sgorgano dal costato di Gesù nel momento in cui spira, fanno eco all’acqua e al vino di Cana per significare ancora più eloquentemente la sorgente dell’amore che ci salva, vale a dire la morte di Cristo per noi. Come dal costato di Adamo addormentato è uscita Eva, così dal costato del nuovo Adamo, Gesù, che è appena spirato, escono l’acqua e il sangue, cioè il battesimo e l’eucarestia con i quali è creata l’umanità nuova, la nuova Eva e sposa, la Chiesa. Questo vino nuovo è lo spirito che Gesù dona nel momento di spirare: “Emise il suo spirito” (Gv 19,30), cioè lo Spirito Santo, il legame tra il Padre e il Figlio che adesso congiunge ciascuno di noi con il Padre.
Riviviamo le nozze di Cana e il mistero della croce ogni volta che celebriamo l’eucaristia. In ognuna delle nostre celebrazioni eucaristiche, come a Cana, ci accorgiamo di non avere più vino, di essere incapaci di rispondere all’amore di Dio con la nostra fedeltà e più ancora la nostra tenerezza. Per questo, si rinnova il mistero della croce, il vino nuovo è nuovamente versato nei nostri cuori per restituirci la possibilità di accogliere la tenerezza con la quale il Signore ci ama e finalmente cominciare a corrispondervi.
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