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Writer's pictureLuigi Gioia

Tenere gli occhi aperti


Stamattina, nel programma Today su BBC Radio 4, sono stato colpito dal reportage di Stephanie Hegarty sull'insediamento di migranti di Moria nell’isola di Lesbo. In una struttura costruita per 3000 persone ci sono ora 18.000 migranti. In questo periodo di pandemia, anche solo lavarsi le mani in un campo di profughi e’ un’impresa: l'acqua è disponibile solo per poche ore ogni giorno e il sapone e’ scarso. L'isolamento sociale è praticamente impossibile in un luogo così sovraffollato dove le persone devono fare la fila per tutto: stazioni idriche, docce, servizi igienici, punti di distribuzione di cibo. È una bomba a orologeria per un focolaio di coronavirus.

Nel mezzo di questa situazione scoraggiante, tuttavia, c'è un raggio di luce. Alcuni rifugiati afgani hanno allestito un piccolo laboratorio per cucire mascherine per il viso usando qualsiasi tessuto disponibile. Sanno che le mascherine di cotone non sono molto efficaci contro il virus ma sono determinati a fare tutto il possibile.

Questo mi ha riportato alla mente una frase del romanzo Furore di John Steinbeck: “Se sei nei guai, o ferito o nel bisogno, vai dai poveri. Sono gli unici che ti aiuteranno - gli unici. ”

L'unico modo per rivendicare la nostra dignità quando la vita ci priva di tutto è resistere alla tentazione di rinchiuderci in noi stessi. La risoluzione di prenderci cura gli uni degli altri, di sostenerci a vicenda, ci apre gli occhi su possibilità che altrimenti non avremmo percepito.

La Scrittura ci dice che gli idoli "hanno occhi ma non vedono" (Salmo 135,16). Sicurezza, benessere, conforto, prosperità sono cose buone e cercare di conseguirli per noi stessi e per la nostra società è un dovere. Come ogni altra cosa, tuttavia, possono diventare idoli quando ce ne impossessiamo gelosamente ed egoisticamente - e questo atteggiamento ci rende ciechi. Abbiamo ancora occhi, ma non vediamo che il vero benessere cresce solo quando è condiviso. Resistere all'ansia per i beni terreni affranca la nostra immaginazione e rinnova la speranza per noi stessi e per la nostra società.

Questo è un momento di grande incertezza per la maggior parte di noi, ma dobbiamo resistere all'ansia tenendo gli occhi aperti su ogni opportunità per prenderci cura gli uni degli altri.

Quanto è incoraggiante per tutti noi che la lezione più eloquente di positivita’ in questa pandemia ci giunga da questa splendida gioventù afgana nel campo di profughi di Moria, nell'isola di Lesbo.




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